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destionegiorno
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Silvia De Angelis
quando la mente si sveste, lascia trapelare
la parte più intima di sè stessa ... (continua)
La sua poesia preferita:
A sera
Quel lascito estenuante del giorno
a ridosso
d’un implume buio
mormora di confini
oltre il limite della bocca
mentre... leggi...
Nell'albo d'oro:
Complice di te
nell'intonaco sbiadito
d'un muro raffermo d'iridanti tocchi d'avorio
scorporo immagini di caldi tepori
carezzanti nel vespro dorato
riaccendono suasive atmosfere
di tue parole sottovoce
ampliate dal fascino d'un silenzio avvolgente
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La vicenda del romanzo si svolge in un paese della Sardegna all’inizio del XX secolo. Lo sfondo della narrazione è il (leggi...) € 0,99
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Silvia De Angelis
Sensi perduti (bullismo)
Sociale
Irrequiete marmaglie
alla mercè di valori accantonati
spingono orde di ferocia
sull’orizzonte fragile d’un’innocenza.
Gridano istanti
d’efferata follia
alla penombra di muti superstiti
invisibili nella crociata.
Travalicato ben oltre il tema di decenza
si fa incandescente il pretesto
nel baratro
che scende muto
su incrostazioni di sensi perduti.
Questa poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
Commenti di altri autori:
«C’è proprio da porsi un perché! Ma credo che una risposta a queste domande non esista proprio. Quando si vedono queste violenze perpetrate da un insano bullismo è chiaro che è stato perduto il senso stesso della coscienza a mio avviso.»
«Come dei predatori che cacciano la preda, questi individui non controllano il proprio istinto; un istinto rivolto solo a fare del male. Godono arrecando sofferenza e dolore (violenza fisica e psicologica);provano piacere nel vedere sottomessa ed impaurita la vittima di turno... senza alcun limite alla crudeltà ed alla ferocia. Chi subisce atti di bullismo ha difficoltà a chiedere aiuto; si sente solo e non capito; si vergogna, ha paura e si sente in colpa... e purtroppo spesse volte non si trovano vie d’uscita.
Non capisco cosa possa passare per la mente di questi esseri ignobili e senza coscienza. Il bullo è il capo branco e non agirebbe mai da solo... ha bisogno di complici, anche silenziosi.
Poesia intensa e sentita.»
«Perché esiste il bullismo? Perché esistono persone che si sentono superiori agli altri, mentre sanno benissimo che, invece, sono soltanto delle nullità. La voglia di prevalere e la brama del potere rendono un essere umano mediocre e misero, prima nel pensiero e poi nelle scellerate azioni. Una lirica che invita alla riflessione e che si sente sulla pelle per la profondità del concetto poetico espresso con così tanta destrezza.»
«Più che accantonati, i valori sono completamente perduti. Il bullismo è una piaga sociale e come tale va trattata. Sembra che ci siano ragazzini predestinati a diventare bulli ma se, alle prime avvisaglie, si interviene in modo energico il fenomeno potrebbe essere ridimensionato. Purtroppo, i primi a difendere i bulli sono proprio il loro genitori che dicono "Che volete fare, sono soltanto ragazzate". Eh no, queste non sono ragazzate ma violenze che segnano la vittima e le cui cicatrici rimangono per tutta la vita.»
«Anche se situazioni del genere sono sempre esistite, non ci abitueremo mai a convivere con loro – i motivi sono tanti, si potrebbe riempire un quaderno – forse inculcando questo sino dalla tenera età si potrebbe arrivare a debellare situazioni insostenibili, ma spesso il bambino viene tenuto lontano per paura di aprirlo troppo presto ad un mondo oscuro, senza pensare che facciamo del male a lui ed agli altri – forse siamo troppo teneri.»
«Un problema vecchio come il mondo. L’essere umano è incline alla sopraffazione, c’è solo un modo per far prevalere il senso di rispetto ed è quello di puntare sulla scuola e sulla educazione.»
«Poe che è un atto di denuncia verso un fenomeno che, è vero che è sempre esistito ma che sta assumendo dimensioni eccessive e tragiche. E se è pur vero che la colpa principale è di chi commette il fatto, ci dobbiamo interrogare anche sui messaggi che questo mondo mercificato trasmette.»